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Il porto

La rotta che conduce dal largo verso il porto di Ventotene incontra, già con l'apparire dell'isola, le prime tracce dell'antichità del suo popolamento. Prima di attraccare, i traghetti e gli aliscafi rallentano la loro corsa davanti alle rocce chiare di Punta Eolo, dove gli architetti degli imperatori romani costruirono una delle più spettacolari ville dell'antichità. Anche se le navi si ancorano nella rada del Porto Nuovo, pochi passi - oppure pochi istanti sui piccoli pulmini degli alberghi e delle pensioni - portano di nuovo indietro nel tempo. Il porto romano di Ventotene Ú ancora lì, davanti agli occhi di un visitatore, con la sua fila di arcate verso terra e il molo che restringe l'accesso ad uno stretto canale a fianco del faro. In mancanza di cale naturali, il bacino del porto venne scavato completamente nella roccia: per ottenere una profondità di circa tre metri e mezzo vennero tagliati ed asportati almeno 60.000 metri cubi di tufo. Sulla banchina si affacciava un portico anch'esso scavato nella roccia di cui rimangono oggi solo gli archi occupati da rimesse e negozi. La struttura portuale permetteva l'attracco di navi onerarie fino ad una trentina di metri di lunghezza ed anche le riparazioni che avvenivano nel bacino del Pozzillo, dove le navi potevano essere tirate in secco, oppure in una rientranza che si trova dinanzi all'angolo creato dalla banchina porticata. Tra le strutture del porto, ancora oggi sono utilizzate dalle imbarcazioni di Ventotene le grandi bitte probabilmente scavate nella roccia viva in epoca romana, che gli archeologi spiegano essere necessarie per facilitare l'entrata in porto delle navi da carico dell'epoca, poco adatte alla manovra in quanto prive di remi. La conservazione del porto romano, probabilmente uno degli esempi più interessanti e completi di opera marittima dell'epoca, talvolta ha contrastato in passato con lo sviluppo e l'ammodernamento delle strutture dedicate a barche e navi. Qualche modifica Ú stata apportata a moli ed alle botteghe della banchina anche se la maggior parte degli elementi mancanti all'antica struttura sono stati consumati dal vento e dalle onde nel corso di venti secoli. La sistemazione moderna del porto e dell'intero paese venne progettata intorno al 1770 dal maggiore del Genio Borbonico Winspeare, che negli stessi anni aveva studiato il nuovo volto di Ponza. I lavori impiegarono, com'era costume dell'epoca, la manodopera dei forzati che vennero alloggiati nel grande serbatoio romano che, da qual momento in poi, avrebbe assunto il nome di cisterna dei Carcerati. Il bacino chiuso del porto dell'antichità - nato per essere accessibile solo dalle strette scalinate - venne aperto con la creazione della via lastricata che, oltrepassato il Pozzillo, sale verso il centro del paese.

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