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Libia, Acacus: progetto di parco

L'area geografica dell'Acacus, al confine con il parco algerino del Tassili, Ú il cuore di un futuro grande Parco nazionale libico nel deserto del Sahara. di nino martino L'area Ú oggetto di grande attenzione internazionale per i suoi valori storico-archeologici. In quest'area, infatti, ci sono le più antiche pitture rupestri: Ú il luogo dove l'Uomo ha imparato a rappresentare se stesso. Dipinti e graffiti datati oltre 9.000 anni fa. Le prime testimonianze di insediamenti umani duraturi o semi permanenti in Libia risalgono all'8000 a.C. I dipinti rupestri presenti nelle zone del Jebel Acacus e di Wadi Methkandoush (così come quelli situati nella regione dei monti Tassili, in Algeria) costituiscono la più preziosa fonte di informazioni su un'epoca antica caratterizzata da fitte foreste, intense precipitazioni e una ricca vita animale. FLORA E FAUNA Oggi nell'interno della Libia le uniche forme di vegetazione sono per lo più limitate alle oasi, dove le palme da dattero regnano sovrane insieme ai fichi, alle tamerici e agli oleandri. Fuori dalle oasi, l'unica vegetazione arborea Ú quella degli alberi di Acacia arabica. Spesso dopo le piogge spuntano, come per miracolo, cespi di alimo ed erba medica. Oggi in Libia sopravvivono pochissime specie animali. Nelle regioni desertiche l'animale più comune Ú il cammello, ma nelle zone più isolate vi sono ancora alcuni branchi di gazzelle e furtivi fennec, un animale notturno simile ad una piccola volpe, con orecchie molto pronunciate. Sono comuni anche le lucertole, i serpenti (delle sabbie striato e delle sabbie del Sahara) e gli scorpioni. Sugli spuntoni rocciosi del Jebel Acacus si può talvolta vedere il waddan (Ammotragus lervia), una grande capra selvatica, ormai rarissima. La Libia si trova lungo la rotta migratoria di molte specie di uccelli, anche se la maggior parte degli avvistamenti avviene lungo la costa. Tra gli uccelli che si possono incontrare in Libia figurano il lanario, il passero del deserto, il capovaccaio (in Cirenaica), le averle, le allodole, i corvi, le tortore e il bulbul. ACACUS L'Acacus Ú situato nella regione del Fezzan, nella Libia meridionale, in un'area completamente circondata dal Sahara, con alcuni dei più bei paesaggi desertici del mondo. Le maestose dune dell'Idehan Murzuq e dell'Idehan Ubari ("mare di sabbia") si estendono per migliaia di chilometri quadrati, mentre le profonde valli che si aprono nella distesa del deserto nascondono inaspettati laghetti orlati da palme. Nella zona del Jebel Acacus, nell'estrema parte sud-occidentale del paese, si ergono dalle sabbie aspre montagne di origine vulcanica che presentano magnifiche formazioni rocciose, molte delle quali sono decorate con incisioni e dipinti risalenti al Neolitico. Il Fezzan riveste grande interesse storico. Le rotte commerciali del Sahara libico erano strettamente legate ai grandi imperi dell'Africa centrale ed occidentale. Nelle oasi dell'interno, piccole esplosioni di rigoglio vegetale in mezzo alle vaste e desolate distese di sabbia, sono nate città come Ghat. Il deserto Ú la terra dei Tuareg. Il Tadrart Acacus Ú una catena di montagne situata al confine tra Libia e Algeria, presenta una certa continuità geomorfologica con il massiccio del Tassili, ma soprattutto costituisce, insieme all'altopiano del Messak, la regione dove tra 10.000 e 5.000 anni fa si sviluppò una grande civiltà, forse la maggiore di tutto il Sahara, che espresse attraverso l'arte una stupefacente uniformità culturale. Il Jebel Acacus Ú uno scenario surreale di scuri monoliti di basalto che si ergono dalla sabbia del Sahara centrale. Dichiarato patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, presenta magnifici paesaggi creati da formazioni rocciose, la cui bellezza Ú posta in risalto dalle sabbie desertiche, in perenne movimento. Nascosti all'interno dei suoi numerosi wadi vi sono incisioni e dipinti rupestri preistorici, in alcuni casi risalenti ad almeno 10.000 anni fa: le più belle fra le pitture preistoriche. GEOGRAFIA STORICA Il processo di inaridimento del Sahara Ú stato lento e implacabile. Solo 3000 anni fa, probabilmente, il deserto cominciò a non essere dissimile dal paesaggio che oggi possiamo vedere con i nostri occhi. La storia dei popoli di una savana che sarà deserto e della grandiosa fertilità perduta del Sahara Ú narrata sulle pareti di roccia dell'Acacus e del wadi Mathendusc: i cacciatori, i pastori, gli sciamani non conoscevano la scrittura e solo il disegno o l'incisione poteva rappresentare ciò che stavano vivendo. Le incisioni e le pitture più antiche sono pervase da ansie magiche: l'artista preistorico ha impulsi di sopravvivenza e dipingere Ú un rito propiziatorio, un augurio di buona caccia. Nella fase delle "Teste Rotonde" si accentua la forza magico-religiosa dell'arte rupestre, compaiono perfino dei personaggi mitici, quasi delle divinità. L'artista raffigura cerimonie e riti sacri. Per gli sciamani preistorici l'arte rupestre doveva essere anche culto soprannaturale. Chi fossero quelle genti che, ben prima delle dinastie egizie, popolarono il Sahara Ú ancora un mistero. In un più recente passato questo era territorio esclusivo dei Tuareg, che occupavano tutta la regione dell'Acacus, conducendo un tipo di vita stanziale o nomade. ACACUS OGGI Sul fondo degli wadi si trovano orme di gazzelle, di mufloni, di fennec o di sciacalli e forse anche orme più grandi, appartenenti ad una specie di grande cane selvatico che si vede raramente, dalla razza e dall'origine poco chiare e il cui nome varia di zona in zona. Gazzelle e mufloni costituiscono il patrimonio di questa zona, anche se la tutela della fauna non Ú ancora un'attività scientifica e gestionale locale. Questi mammiferi, estremamente diffidenti, escono per bere soprattutto di notte. Di giorno, cacciati con fucili da veicoli fuoristrada, sanno mantenere le distanze e bisogna avere molto spirito di osservazione ed un pizzico di fortuna per notarli in lontananza... senza una protezione attiva questi splendidi animali del deserto sono condannati a sparire. UN PARCO NAZIONALE PER L'ACACUS L'esistenza di un siffatto patrimonio artistico rupestre, da solo, giustificherebbe una tutela dei luoghi. Dopo lo studio archeologico, si apre oggi anche la stagione dell'interesse di massa, con tutte le potenzialità positive e negative che il turismo può comportare. L'Acacus Ú un bene fragile e prezioso, va tutelato attivamente, va gelosamente custodito e fatto conoscere a cura di coloro che sono i probabili discendenti degli artisti del Sahara: i Tuareg.

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